Arriva l’estate, è tempo di mettersi a dieta… Ma anche no!!!

Quando arriva l’estate non si sente parlare d’altro se non di prova costume e diete.

Ogni estate in particolare, ma in realtà ogni giorno, la società ci impone restrizioni alimentari, anzi le celebra, al fine di rendere i nostri corpi magri. E questo perchè  la grassezza è vista come un problema e la cultura della dieta come la soluzione. Praticamente sei in salute solo se sei magro!

In realtà, il legame tra salute e peso corporeo è incredibilmente più complesso!

Essere grassi non è intrinsecamente malsano, così come essere magri non rende automaticamente una persona sana. E anche se la grassezza fosse sempre legata a una cattiva salute, non ci sono prove certe che le diete portino a una significativa perdita di peso a lungo termine o che la perdita di peso stessa sia utile per tutti.

Una revisione della ricerca del 2013 “Long‐term Effects of Dieting: Is Weight Loss Related to Health?“, ampiamente citata e pubblicata su Social and Personality Psychology Compass, ha esaminato i dati di 21 studi esistenti sulla perdita di peso che hanno seguito le persone per almeno due anni e ha rilevato che la quantità media di peso persa al follow-up era di circa due chili. In un documento del 2020, “Comparison of dietary macronutrient patterns of 14 popular named dietary programmes for weight and cardiovascular risk factor reduction in adults: systematic review and network meta-analysis of randomised trials [Confronto dei modelli di macronutrienti alimentari di 14 programmi dietetici popolari per la riduzione del peso e dei fattori di rischio cardiovascolare negli adulti: revisione sistematica e meta-analisi di rete di studi randomizzati ], poi,  si rileva che il peso perso con le diete più diffuse viene in genere riacquistato entro un anno.

Il salutismo  ( la convinzione che ogni persona sia l’unica responsabile della propria salute e che, per questo motivo, sia necessaria una ossessiva attenzione e cura della propria salute), quindi, è legato alla grassofobia!

A prima vista potrebbe sembrare sensato, ma non è nemmeno basato sulla scienza.

Un rapporto pubblicato nell’aprile 2022 dall’Assistant Secretary for Planning and Evaluation, un gruppo consultivo del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani del governo degli Stati Uniti, intitolato “Addressing Social Determinants of Health: Examples of Successful Evidence-Based Strategies and Current Federal Efforts” [Affrontare i fattori sociali determinanti per la salute: Esempi di strategie di successo basate su prove di efficacia e gli attuali sforzi federali]  stima che solo il 34% della salute di una persona può essere attribuito ai suoi cambiamenti personali in materia di salute, come ciò che sceglie di mangiare e bere, la frequenza dell’esercizio fisico, il fumo o l’uso di droghe. L’assistenza medica (compreso l’accesso all’assistenza sanitaria) rappresenta il 16%, mentre il restante 50% è determinato da fattori al di fuori del controllo di una persona, noti come determinanti sociali della salute (SDOH), che comprendono l’alloggio, l’accesso al cibo, i trasporti, la mobilità sociale ed economica, i collegamenti con i servizi sociali e l’ambiente fisico.

Se non si ha accesso all’auto o ai trasporti pubblici, ad esempio, si rischia di non riuscire ad andare alle visite di controllo annuali; se non ci si può permettere un corso di fitness e/o non si vive vicino a un luogo sicuro in cui camminare, potrebbe essere incredibilmente difficile incorporare un’attività fisica regolare nella propria routine. L’idea che tutti noi dobbiamo controllare le nostre abitudini alimentari per essere sani è al centro della cultura della dieta. Ma le prove sono chiare: ciò che mangiamo gioca solo un piccolo ruolo nella nostra salute generale.

Evitare certi cibi in nome della salute, secondo i medici promotori dell’alimentazione intuitiva è un ostacolo al benessere!

La frustrazione che deriva dall’aderire alle regole della diet culture e dal non vedere nessuno dei risultati promessi – la magrezza, ma anche le virtù morali e il senso generale di benessere che la diet culture vagamente suggerisce – può spesso portare a una sorta di nevrosi intorno al cibo che mina l’alimentazione. Molte persone non mangiano abbastanza calorie e potrebbero anche evitare gruppi di alimenti molto densi di nutrienti, come i latticini e i cereali integrali. Quindi la cultura della dieta mina sia l’adeguatezza che la varietà, che sono le due cose più importanti per una buona nutrizione.

 

 

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